Ballarin
Stemma - Vari sono gli stemmi di questa famiglia. Riportiamo quello del ramo,
che, secondo il Dolcetti, è di origine chioggiotta: di azzurro ad un giovinetto che
danza, sormontato da ne stelle d'oro terrazzato di verde (Si trovava nella Cancelleria
civile e nella camera della Masseria).
Notizie - il Dolcetti (1) riporta ben Otto stemmi diversi di questa famiglia
e ciascuno di diversa provenienza (Austria, Francia, Murano, Padova, Provenza,
Treviso, Venezia e Chioggia), I Ballarin di Chioggia, secondo il Tiozzo, sarebbero
originari di Murano (anche se lo stemma di questi Ballarin è totalmente diverso, nel
Dolcetti, da quello dei Ballarin (chioggiotti), da dove sarebbero emigrati, dopo la guerra
di Chioggia (1379-80) prima a S. Pietro in Volta e poi a Chioggia (molto frequente è,
infatti, questo cognome in questa località del litorale, così come a Pellestrina, nelle
altre isole dell'estuario veneto e a Venezia). Pare che a Murano questa famiglia fosse
iscritta al Libro d'oro e che vi appartenesse un famoso artista vetraio, un certo
Domenico, che ebbe commissioni da Francesco I di Francia. il motto era, sempre secondo il
Dolcetti, "sanguinis in purpuram".
Quella dei Ballarin è indubbiamente una fra le famiglie più antiche di Chioggia, anche
se non appaiono tra quelle rimaste nel Maggior Consiglio dopo la Serrata del 1401; ne
furono ammesse poco dopo, nel 1405-06(2) e vi rimasero fino alla caduta della Repubblica
(1797), figurando sempre tra le cariche di comunità, Figurano anche fra le "Famiglie
de' cittadini descritte nel Libro corrente de' cittadini giurati, esistente nella
Cancelleria civile" (3).
Gian Maria' dottor Ballarin (o Ballarini o Ballareno) fu notaio e deputato: nel 1693 fu
incaricato di consegnare al doge l'offerta di 2000 ducati della città per finanziare la
guerra contro il Turco e il 24 marzo 1694 fu eletto alla carica di Cancelliere Grande;
morì nel 1726 e fu sepolto in Cattedrale davanti l'altare di 5. Antonio. Altri notai
Ballarin si ricordano: un Pasquale e un Cristoforo. Altro Cancellier Grande fu Pasquale
dottor Ballarin, eletto nel 1660.
Tra gli ecclesiastici sono ricordati Andrea, canonico nel 1604, Giuseppe (latinamente
detto Ballareno), dottore in teologia presso il pubblico ginnasio, pubblico precettore e
vicario generale della diocesi nel 1727 (lasciò un manoscritto dal titolo "De
rationali prima parte philosophiae sive logice totius institutiones" e una breve
Storia dell'apparizione della Madonna della Navicella e Francesco, che contribuì al
restauro della chiesa di 5. Martino di Chioggia.
Nella guerra per l'indipendenza del 1848-49 figurano due Ballarin: Giovanni e Giacinto; il
primo, la notte del 19 luglio 1848 si avvicinò alla flotta austriaca ancorata pressoil
porto di Chioggia e diede fuoco ad un brulotto incontrando eroicamente la morte.
Antecedentemente un Felice trovò la morte durante la storica Sollevazione del Cristo del
20 aprile 1800; Giuseppe detto Siola fu tra i pescatori chioggiotti comandanti dei nove
bragozzi catturati dagli Austriaci, mentre tentavano di portare in salvo Garibaldi da
Cesenatico verso Venezia. Un certo Domenico ospitò nella sua casa di S. Pietro in Volta
il neo eletto papa Pio VII nel 1800, proveniente da Venezia, in visita al convento dei
Domenicani di Pellestrina e costretto ad interrompere il suo viaggio via laguna verso
Pesaro per le cattive condizioni del mare.
Tra i soprannomi di questa famiglia si ricordano: Dore, Siola, Bèca, Denti, Stili,
Storto; nel censimento del 1797 erano 68 le famiglie con questo cognome a Chioggia e i
mestieri più esercitati erano: calzolai, braccianti, farmacisti, vallicultori,
commercianti, pescatori, ecc. Al lo aprile 1991 le persone residenti in Chioggia con
questo cognome erano 608, subito dopo i Pagan.
Il Tiozzo (4) ricorda due caffè condotti da Ballarin: il caffè "La pace" in
Corso (tra calle Carrara e calle Gabardi) e uno con biliardo in calle Scopici e il
"caffè del Siola oltre al "caffè Sport" la pescheria (aggiungiamo pure
quello gestito da Antonio Ballarin Bèca, padre dei calciatori Aldo e Dino Ballarin e
dell'ex on. Renato Ballarin).
Nella vecchia campana portante incisa la data del 1340 e collocata sulla torre dell'antico
palazzo pretorio si leggeva tra i "conseieri" il nome di un Lorenzo Ballarin,
pure sepolto in Cattedrale.
Nella grande guerra peri sul campo il sold. Virginio Ballarin, mentre il sold. Antonio
mori per malattia contratta in guerra; nella secondi guerra il ten. di vasc. Giuse pe fu
decorato di una melaglia d'argento al v.m. di due di bronzoal v.m.e di tre croci di guerra
al v.m., il ten. medico dottor Giuseppe di una medaglia d'argento al v.m. e il cap. di
corv. Carlo di croce di guerra al v.m. Tra i Ballarin vicini ai nostri giorni e deceduti
ricordiamo: don Giuseppe (1899-1971), fondatore dell'Istituto "Fanciulli del
Popolo" a Sottomarina e benemerito per 1'assistenza all'infanzia
abbandonata, barbaraniente assassinato; i calciatori del Torino, campioni d'italia, Aldo e
Dino, scomparsi nel 1949 nella sciagura aerea di Superga, ecc.
Esistevano un tempo la "contrà de' Vacca, Gallimberti, Vicini, e Cancellier
Vecchio" (attuale calle Forno Nordio) e la "contrà de' Pagani, ora Stefano
Bullo e BalIarin" (attuale calle Ravagnan).
(1) G. Dolcetti, "Il libro d'argento delle famiglie venete",
1922-28, Bologna (rist. anast).
(2) A. Boscolo, "Memorie diverse della citta di Chiozza" (a cura di G. Scarpa),
1600-700, Ed. U Leggio, Chioggia, 1988.
(3) G. Boerio, "Raccolta di parti, terminazioni, decreti...", Venezia, 1791.
(4)1. Tiozzo, "Famiglie chioggiotte", ds., BibL com. Sabbadino, Chioggia, s.d.
Padoan
Stemma - Nel blasoniere conservato nell'Archivio storico comunale
lo stemma dei Padoan è raffigurato spaccato alla fascia d'oro, d'azzurro nel primo con
croce d'oro, d'argento al secondo con una rosa rossa a due ramoscelli di verde. Di questa
famiglia si trovano altri quattro stemmi e altri se ne trovano a Ferrara, Ravenna e
Argenta, mentre nel "Libro d'argento delle famiglie venete" del Dolcetti
(1922-28) figura d'argento all'aquila di rosso con ali spiegate.
Notizie - Tra le famiglie chioggiotte tuttora più numerose, subito dopo i
Doria (nell'aprile 1991 erano 683 le persone residenti con questo cognome) risulta anche
una delle più antiche. Il casato vero e proprio dovrebbe essere Padovani, ma
evidentemente ha subito l'influenza del dialetto veneto, divenendo Padoan, o Padovan; in
antichi manoscritti si legge anche la dizione Padavin o Patavini. Ciò indicherebbe la
probabile origine padovana della famiglia, stando anche alla tesi sostenuta dal Cicogna,
dal Pagliarino, dallo Schroder e da altri storici veneziani, concordi nell'affermare che,
fin dai tempi antichissimi, i Padoan o Patavin o Padovani, provenienti da Padova, si
diressero dapprima verso il Friuli e quindi verso Venezia e Chioggia. Secondo il Gloria,
si tratterebbe di padovani che permasero in Chioggia, allorché avvenne lo smembramento
dal territorio padovano della città per dai luogo con una sua parte alla formazione della
Venezia marittima. Nei Codici diplomatici del Gloria il cognome Padoan s'incontra di
frequente dal X al XII secolo. Un certo Patavino è presente fin dal 950 in un atto di
donazione di terreni, un Giovanni nel 972 e nel 988 figura come testimone di altri due
atti similari; un Giorgio nel 1027 dona due "pezze" di terreno al capitolo della
Cattedrale di Padova, ecc. mentre altri Patavini si trovano fino al 1100 in numerosi altri
atti. Il Cecchetti ricorda tra i decani di Chioggia Pietro Patavino (1168, 1178,
1180), Pietro Padovano (1175), forse la stessa persona e Giuliano Patavino
(1182). Nel 1160 un Rolando Patavino compare in un atto relativo all'argine Gastaldo.
Degna di credito è anche l'ipotesi che questi Patavinì, immigrati in Chioggia con altro
cognome, abbiano poi preso quello di Padovani. Il cognome è citato anche nei
"Diari" del Sanudo e nella "Storia di Chioggia" del Morari (nel 1306,
scrive, un Pietro Padovano ottenne il permesso di abitare a Chioggia).
Dalla fine del 1100, però, scompaiono le tracce dei Fadoan, forse per la decisione di
dedicarsi ai propri interessi allontanandosi così dalla vita pubblica cittadina. Non
compaiono nel catalogo delle famiglie fatte cittadine e facenti parte del Maggior
Consiglio dopo la Serrata del Consiglio del 1401 né in quelle fatte cittadine per merito
successivamente, mentre figurano nel "Libro corrente de' Cittadini giurati, esistente
nella Cancelleria civile" come "Padovani" libro trascritto dal Boerio nella
"Raccolta di parti, terminazioni, decreti, ecc.", Venezia, 1791.
Solo nel 1509 si ritrovano un Gerolamo Paduanur, un Giovanni e un Leonardo; nel 1510 un
Luca, poi un Luigi, un Paolino ed un Antonio. Nel 660, per disposizione del podestà
Gerolamo Gradenigo e allo scopo di aumentare le rendite di comunità, vengono aperte le
aggregazioni ai Consigli, e Giulio e Girolamo q. Zuane vengono ammessi con 186 voti contro
103. Dopo altri Padovani che ricoprirono cariche significative nella città, riaperte le
aggregazioni nel 1715, con 250 voti contro 73 vengono ammessi altri numerosi Padoan
(Pasqualino q. Iseppo; Andrea q. Domenico; Iseppo, Pasqualino q. Domenico e Antonio q.
Sante, ecc.), cui pure vengono assegnate cariche di comunità (avvocati, giustizieri,
giudici del proprio, provveditori, facenti parte del Collegio misto, consiglieri di Comun,
ecc.) e ciò fino alla caduta della Repubblica. Essi ebbero beni in varie calli di
Chioggia e tomba nella Cattedrale. Da essi prese il nome la calle Padovani, prima detta
calle de' Piccoli e Gandolfi.
Nel campo ecclesiastico il Carisi ricorda i canonici Domenico (1739), Francesco (1784),
Gerolamo (fine '800) oltre a numerosi preti. Molti Padoan si distinsero nelle guerre
d'indipendenza (nel 1848 erano 10 i Padoan compresi nella Guardia civica); Pietro Padoan
figura caporale nella Guardia della Speranza, Luigi e Domenico Padoan e Filippo Padovani
figurano tra i garibaldini, nel 1848 Giuseppe Padoan detto Bechèro offre alla Repubblica
16 napoleoni in cambio di carta moneta. Caduta la Repubblica, nel 1797, vi erano in
Chioggia 87 famiglie Padoan, i cui membri esercitavano i più svariati; mestieri,
distinguendosi con vari soprannomi Tere, Giosafate, Nece, Peruca, Piansoto, Tascon,
Bechèro, ecc.) ed è proprio dei Bechèri il ramo più diffuso dei Padoan, così come lo
fu Il cav. dr. prof. Antonio Padoan, benemerito dell'istruzione, pubblica
chioggiotta (1832-1890), consigliere comunale, membro di varie commissioni e della
Congregazione di Carità, di cui fu Presidente nel 1880, fondatore dell'Asilo infantile,
che porta ancora il suo nome, fautore dell'istituzione a Chioggia di un ginnasio privato e
della scuola tecnica (1867>, di cui fu direttore e insegnante di matematica, direttore
per 17 anni delle scuole elementari, iniziatore della Biblioteca civica
"Sabbadino". Degni di ricordo sono i fratelli Felice,
consigliere comunale e assessore, e Gerolamo, canonico
prebendato della Cattedrale. In tempi più recenti, nipote di Felice è stato il dr. Mario
Padoan (1899 - 1876), notissima figura di medico, per molti anni primario dell'ospedale
civile, oltre che validissimo poeta in vernacolo. Altro chioggiotto illustre è stato il
prof. Lorenzo Padoan (1872-1960), insegnante per molti anni di lettere al ginnasio di
Verona, studioso e autore dei famosi "Memorabili di Chioggia" oltre che di molte
altre pubblicazioni letterarie. Giuseppe Padoan detto Tescon, trasferitosi a Milano, fu
avvocato di grido, l'ing. Giovanni Padoan fu negli anni '60-'70 Presidente del Magistrato
alle Acque di Venezia; il can. Angelo Padoan (1882-1966) fu archivista della Cattedrale,
amministratore del seminario e rettore della chiesa di S. Francesco delle
"Muneghette". Nella prima guerra mondiale caddero i soldati Adriano, Andrea,
Luigi e Secondo Padoan, mentre perirono per malattia contratta in guerra i soldati Duilio,
Guglielmo, e Raimondo; Poliuto Padoan fu decorato di medaglia di bronzo e Luigi Padoan
(cl. 1884) fu tra i grandi invalidi di guerra. Nel secondo conflitto caddero il marò Dino
e il soldato Paolo Padoan, mentre risultarono dispersi Antonio, Armando, Fausto, Giuseppe,
Narciso e Nino e fu decorato di croce di guerra al v.m. il marò Antonio Padoan.
Pagan
Lo stemma - la famiglia dei Pagan ebbe vari stemmi, tra cui uno spaccato
trasversalmente, d'argento al primo, con un uccello portante un ramoscello col becco
d'azzurro al secondo, oltre a varie differenziazioni cromatiche presenti in entrambi
Notizie - I Pagan (Pagani, Paganini, Paganin) sarebbero originati dall'attuale
Nocera Inferiore, un tempo chiamata Nocera dei Pagani, una città del Salernitano, dove
Federico II nel 1223 inviò ad abitare una colonia di Saraceni (allora considerati pagani,
da cui il nome) Da Nocera un ramo dei Pagani, per quelle misteriose vicissitudini che
contraddistinguono la storia di certe famiglie, si sarebbe addirittura trasferito a
Cavanella d'Adige, dove ebbe cospicui possedimenti (il cognome Paganin
è tuttora piuttosto diffuso nella località) e successivamente a Chioggia.
D'altra parte una famiglia chiamata dei Marcipagani di Chioggia si trova in S. Pietro in
Volta addirittura nel 965; doveva essere benestante perché fece erigere, dopo la storica
invasione degli Ungheri del X secolo, la prima chiesa in quella frazione, a ricordo della
vittoria riportata dai veneziani sugli invasori il giorno di 5. Pietro, al quale santo fu
dedicata la chiesa.
Il Gloria, noto studioso di codici diplomatici, nomina in due atti del 1118 e del 1123 dei
Pagano come vescovi di Padova il più illustre dei Pagan di Chioggia fu un certo Pietro,
che nel 1511, comandante di una flottiglia di barche sul Po, incaricato di catturare ogni
barca nemica (essendo in corso la guerra col duca di Ferrara), che entrasse od uscisse dai
Po con merci, senza "lettera di passo" ne catturò due recanatesi cariche di
ferramenta trascinandole a Venezia. Appartenendo Recanati e S. Alberto (un porto
vicino) alla giurisdizione pontificia, il papa Leone X, dopo la richiesta e le
minacce di rappresaglia, lanciò lo storico interdetto del 1515 (i chioggiotti avevano
già venduto il bottino per 1800 duca ti), durato fino al 1517.
Nel corso dei tempi, tra gli ecclesiastici, figura un Girolamo, canonico sulla fine del
1600. I Pagani non si ritrovano tra le "Famiglie fatte Cittadine nel 1401 nella
Serrata del Maggior Consiglio" elencate dai Boscolo (1) né in quelle aggiuntevi poco
dopo. Figurano, invece, tra quelle più antiche descritte nel "Libro corrente de'
cittadini giurati esistente nella Cancelleria civile di Chioggia" (2). Negli ultimi
anni della Repubblica i Pagani furono ammessi tra i cittadini originari veneti, fu loro
assegnato il titolo comitale e appartennero ai Consigli di Città.
Avevano l'esercizio della sepoltura delle salme in Chioggia.
Durante la dominazione francese, un Francesco fu addetto alle finanze, mentre durante la
storica sollevazione del Cristo del 1800 contro gli austriaci, fu uccisa Cecilia Pagan. Un
Pagan Angelo fu tra i volontari garibaldini che presero parte alle campagne negli anni
186O-61-66.
Nella grande guerra tra i Pagan caddero il marinaio Antonio e i sold. Attilio, Tiziano, e
due Vincenzo, mentre per malattia contratta in guerra decedette il sold. Emilio e il
marinaio Archimede fu decorato di medaglia d'argento. Nella seconda guerra mondiale
perirono i marò Zerlino e Attilio e risultò disperso il marò Guido.
Tra i Pagan vicini al nostri giorni, sono degni di ricordo l'avv. cav. Adolfo Pagan,
prosindaco nel 1908-09 (detto "Ranco" 1847-1912), Giovanni Pagan, direttore di
un giornale radicale locale "La libertà" (1913), Pausania Pagan (1884-1957),
consigliere comunale nello stesso anno (lo sarà anche nel II dopoguerra nelle file del
PCI), Aldo Pagan, fervente partigiano, Dionisio e Manlio, pure partigiani; Luigi Pagan
(1907-1980), uno dei più illustri pittori chioggiotti insieme a Brombo e Gallimberti, il
can. Felice Pagan (1870-1953) detto "Taragnola" cancelliere vescovile, autore di
studi storici locali, tra cui il prezioso volume "Spunti di storia ecclesiastica
clodiense" del 1933. Anticamente esistevano la contrà "de' Falconetti e Pagani,
ora de' Boscoli e Zenari" (attuale calle Airoldi) e la contrà "de' Pagani, ora
Stefano Bullo e Ballerin" (3) attuale calle Ravagnan). Al I aprile 1991 i cittadini
chioggiotti portanti il cognome Pagan erano 611 venendo subito dopo gli Scarpa (623).
(I) (3) A. Boscolo, "Memorie diverse della città di Chiozza",
rist. anas. 1988, il Leggio, Chioggia.
(2) G. Boerio, "Raccolta di parti, terminazioni, ecc,", Venezia, 1791,
Veronese
Al 180 posto fra le famiglie chioggiotte per numero di residenti al
1.4.91 (579), subito dopo i Ballarin (608) e prima dei Varagnolo (522), il loro cognome -
Veronese - indica chiaramente che si tratta di una famiglia immigrata a Chioggia da
Verona. il Tiozzo presume che essa sia qui giunta per motivi commerciali (forse per il
commercio del sale) nel XIII secolo e che, abbandonato con il tempo il cognome originario,
sia stata denominata con l'aggettivo della città di provenienza, Veronese, con cui
evidentemente era meglio conosciuta.
Lo studioso Carlo Ballo (cfr. C. Ballo, "Cenni sulla Nob. Famiglia Veronese di
Chioggia e Venezia, Venezia, 1885) opina che questa famiglia originariamente abbia avuto
per cognome Cipolla (esiste tuttora a Chioggia la calle Cipolla, calle ove probabilmente
abitava questa famiglia) "come avvenne della famiglia de' Padovani, il cui cognome
Originario era Biseghella, rimasto poi alla contrada". La famiglia Veronese non
figura tra quelle appartenenti al Maggior Consiglio dopo la Serrata del 1401 né vi
appartenne mai, nonostante avesse chiesto nel 1581 di esservi aggregata a pieno diritto.
Divisasi in vari rami, ebbe due stemmi: il primo, qui raffigurato, è quello che si trova
nel blasoniere del Comune di Chioggia: tre torri merlate circolari addossate d'azzurro,
con campo sottostante di verde.
Nel 1675 un certo Giulio Veronese, nato a Chioggia nel 1642, trasferitosi a Venezia e
dedicatosi al commercio dell'olio, si arricchì, c6sì da fondare alcune filiali nel Regno
di Napoli e nelle Puglie e da divenire proprietario di molte case in Venezia a San Barnaba
e a San Moisè; poteva disporre di una nutrita flotta mercantile e fornì alla Repubblica
Veneta molte navi usate sia nella guerra di Candia come in quella di Morea. Nel 1704
Giulio e Carlo furono iscritti tra le famiglie del patriziato veneziano dietro esborso di
10 mita ducati, così che questi Veronese si imparentarono con famiglie della noblesse
veneziana di allora, come i Tron, i Vetturi, i Memmo. Giulio ebbe due sorelle monache:
Elena, professatasi monaca e divenuta poi abbadessa e priora del convento di S. Caterina
in Chioggia e Teresa, che ricopri la stessa carica nello stesso convento, mentre due
fratelli del Giulio, Sante e Gabriele, furono cappuccini. Figlio di Giulio fu Sante
(1684-1767), il quale, percorsa tutta la carriera ecclesiastica, addottoratosi in lettere,
filosofia e legge, fu canonico di Padova poi Vicario generale di quella diocesi e quindi
fu eletto da papa Benedetto XIV vescovo della stessa Padova nel 1758 e un anno dopo
elevato agli onori della porpora. Fu sepolto nel Duomo di Padova. Con la caduta della
Repubblica, i Veronese di Venezia perdettero il loro prestigio e si diedero alla carriera
militare e forense, all'ingegneria.
Il cav. avv. Filippo Veronese fu uomo politico, Presidente dell'Associazione
di pubblica utilità fondata in Chioggia nel 1874, R. Ispettore Scolastico di Chioggia
nonché primo Direttore didattico distrettuale nel 1866, benemerito
della cultura popolare; si presentò candidato nel partito dei progressisti
(liberali) nelle elezioni comunali del 1873. Carlo, suo nipote, fu capitano di lungo
corso, Giuseppe Vittorio tu assistente alla scuola di applicazione degli ingegneri di
Padova, Vittorio fu colonnello dei bersaglieri. Ma fra tutti i Veronese rifulse
maggiormente il genio di Giuseppe (1854-1927), matematico, figlio di Antonio e Ottavia
Duse; studiò a Vienna, Venezia e Zurigo diventando ben presto famoso così da essere
considerato tra i più grandi scienziati del mondo; coltivò pure la pittura e tu deputato
al parlamento e senatore.
Molti Veronese si ritrovano tuttora trasferiti a Porto Tolle, Contarina, Adria, Codevigo e
Padova (uno Stefano fu aggregato a quel nobile Consiglio e la nobiltà della famiglia fu
ratificata nel 1820).
Nella grande guerra morirono per malattia contratta in guerra i soldati Angelo e Mario,
mentre Vittorio, tenente colonnello, tu decorato di medaglia di bronzo al v.m. Nella
seconda guerra caddero i sold. Angelo e il marò Orrino e furono dichiarati dispersi i
soldati Giuseppe e Vittorino. I fratelli Aldo e Guido oltre a Sante si distinsero nella
lotta partigiana come antifascisti e furono anche arrestati. Il Sante lasciò due
pubblicazioni:
"Chioggia - Ricostruzione e attività costruttiva nel dopoguerra", Venezia, 1949
e "Poesie dialettali chioggiotte", Venezia, 1964.
Al grande matematico Giuseppe Veronese furono intitolate l'ex calle Filippini e una
scuola: il Liceo Scientifico (e classico) "G. Veronese".